L’11 luglio 1989 il Consiglio direttivo del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite ha istituito la Giornata Mondiale della Popolazione con lo scopo di diffondere maggiore consapevolezza circa le problematiche riguardanti la popolazione mondiale.
Attualmente, il mondo ha circa 7,8 miliardi di persone*. Tuttavia, nei prossimi 30 anni, si prevede un aumento di ben 2 miliardi, arrivando a quasi 9,7 miliardi entro il 2050.

Secondo le ricerche effettuate dalle United Nations, i tre fattori principali che influenzano la crescita della popolazione sono: tasso di fertilità, aumento della longevità e migrazione internazionale. In particolare, è soprattutto il tasso di fertilità ad avere un effetto determinante sulla crescita della popolazione.

Il tasso di fertilità sta diminuendo

Le stime del World Population Prospects 2019 mettono in luce come il tasso di fertilità globale si ridurrà da 2,5 figli nel 2019 a 2,2 nel 2050**. L’aspettativa di vita, invece, dovrebbe aumentare da 72,6 anni nel 2019 a 77,1 anni nel 2050.
Dal 2010, 27 Paesi hanno registrato una diminuzione dell’1% del numero della propria popolazione, determinata da bassi indici di fertilità e controbilanciata in qualche zona da elevati tassi di migrazione.
Da qualche anno, anche l’Italia è entrata in una fase di declino demografico e si posiziona tra i Paesi meno prolifici al mondo, complice certamente la crisi economica causata dal Covid-19. Questo evidenzia quanto i cambiamenti transitori nelle condizioni economiche portino a cambiamenti nei tassi di natalità.

Anche i ricercatori dell’Institute for Health Metrics and Evaluation dell’Università di Washington hanno evidenziato che il tasso di fertilità globale si è quasi dimezzato***. Basti pensare che negli anni ’50 le donne avevano in media 4,7 figli. I motivi di ciò sono in parte legati al fatto che le donne oggi decidano di dedicare maggior tempo all’istruzione a al lavoro portandole a scegliere di avere meno figli o a posticipare il desiderio di maternità, riscontrando poi problemi a causa dell’età.
Ciononostante, per qualsiasi Stato tenere sotto controllo il tasso di fertilità diventa fondamentale perché consente di essere preparati ad allocare le giuste risorse e a disporre nuove strutture. Supponendo che si registri un aumento del tasso di fertilità, lo Stato dovrà sicuramente predisporre la costruzione di nuove scuole o aumentare gli accessi alla scuola pubblica. Al contrario, un basso tasso di fecondità porterebbe ad un vertiginoso invecchiamento della popolazione, come già sta avvenendo in Italia, presupponendo maggiori spese per lo Stato in termini di assistenza medica e pensioni.

La riduzione del tasso di fertilità è positiva per il nostro pianeta?

Si è già detto che il tasso di fecondità globale continuerà a diminuire praticamente dappertutto, con impatti certamente importanti sulla nostra società.
Si potrebbe pensare che con meno persone sul pianeta avremmo a disposizione maggiori risorse, ma questo porterà indubbiamente a delle conseguenze sociali ed economiche non indifferenti, con una popolazione fatta di pochi giovani e di sempre più anziani da assistere.

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Aumento dell’infertilità? No, non è colpa solo delle donne

È troppo semplice pensare che la diminuzione del tasso di fecondità sia imputabile solo ed esclusivamente all’universo femminile, come si faceva in passato. Oggi si parla anche di calo della fertilità maschile. Le cause principali sono soprattutto legate ai cambiamenti dello stile di vita, primo fra tutti il fumo di sigaretta, l’abuso di alcool e la cattiva alimentazione. Questi sono tutti fattori che compromettono l’integrità del dna dello sperma. Oltre a ciò gli stessi cambiamenti climatici, in particolare il riscaldamento globale, possono avere effetti negativi sull’apparato riproduttivo maschile ancor di più che su quello femminile.
L’infertilità è dunque un problema che tocca in egual modo donne e uomini, senza alcuna distinzione. Secondo l’Office on Women’s Health, infatti, circa un terzo dei casi di infertilità può essere attribuito a problemi femminili, mentre un altro terzo a quelli maschili. Il restante terzo dei casi può essere causato da una combinazione di infertilità maschile e femminile o potrebbe non avere una causa nota (infertilità idiopatica)****.
Sicuramente, la riduzione del tasso di fecondità è dovuta in gran parte ai problemi in cui incorrono uomini e donne e a cui si potrebbe trovare riparo con uno stile di vita migliore, un’alimentazione equilibrata e l’assunzione di integratori che favoriscano in entrambi e in maniera del tutto naturale la fertilità.

* www.worldometers.info Dati relativi alla crescita della popolazione mondiale e previsioni.

**https://population.un.org/wpp/Publications/Files/WPP2019_Highlights.pdf  Rapporto di revisione biennale sulle Stime della Popolazione Mondiale

***http://www.healthdata.org/research-article/fertility-mortality-migration-and-population-scenarios-195-countries-and Ricerca dell’Università di Washington

****https://www.womenshealth.gov/a-z-topics/infertility Infertilità negli uomini e donne

 

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